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Fed incerta, dollaro in temporanea debolezza

Il dollaro continua a vivere un periodo di momentanea debolezza (rimangono invece fermi i presupposti di rialzo di medio termine), penalizzato dal permanere delle preoccupazioni sul quadro internazionale, i cui risvolti si sono fatti sentire anche con la pesante virata in negativo delle principali Borse internazionali, e il ritorno in calo del petrolio, dopo una breve parentesi di rimbalzo.

A nuocere al dollaro è anche il fatto che qualche giorno fa la Federal Reserve, per voce di alcuni membri, ha sostanzialmente ha riconosciuto l’aumentata volatilità dei mercati, affermando nel contempo che la politica monetaria dell’istituto federale non può rispondere a ogni mutamento di sentiment dei mercati. Tali dichiarazioni non sembrano tuttavia essere concordate, e ne deriva che, almeno per il momento, le posizioni all’interno della Fed rimangono contrastate. Diverranno cruciali, per poter orientare in maniera più continua e costante le opinioni del comitato, i dati di futura pubblicazione, con particolare riferimento a quelli del mercato del lavoro USA e, successivamente, quelli dell’inflazione. Se non vi saranno straordinarie soddisfazioni sul fronte macro, difficilmente il dollaro riuscirà a superare i massimi degli ultimi tempi.

Di contro, l’euro è riuscito a portarsi verso la parte alta del range 1,08-1,09 EUR/USD, ma indicazioni direzionali possono giungere solo da un eventuale test tecnico delle resistenze intorno a 1,1000. Dall’istituto monetario europeo sembra emergere la convinzione che non occorra dare per scontato che la Banca Centrale Europea aumenterà aggressivamente lo stimolo monetario a marzo, ma probabilmente – confermano gli analisti Isp – per portare stabilmente il cambio sopra quota 1,10 EUR/USD sarebbe necessaria una totale assenza di azione della BCE alla riunione del 10 marzo.

Fin qui, come detto, i presupposti di brevissimo termine. Nel medio termine, invece, dovrebbero rimanere fermi gli auspici di un nuovo apprezzamento del dollaro statunitense, sotto quota 1,0500 nei confronti dell’euro. Rimaniamo dunque in attesa, convinti che il rialzo tassi Fed potrebbe essere slittato ad aprile.

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