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Scommettere sul dollaro per salvare l’euro

arton6161Secondo quanto affermava qualche ora fa Maurizio Ricci sul quotidiano La Repubblica, i primi a doversi augurare che il dollaro continui la sua strada di apprezzamento sono proprio i cittadini europei. In altri termini – si sentenziava – sarà proprio il dollaro (o, meglio, il cambio dollaro / euro) a salvare la tanto deteriorata valuta unica.

Il trend dell’euro è d’altronde ben avviato in tal senso. Questa primavera la valuta unica quotava 1,40 sul dollaro. Ad agosto aveva già toccato 1,33 dollari, mentre la scorsa settimana si sono raggiunti 1,27 dollari. La caduta è tuttavia solo agli inizi, considerato che gli analisti stimano una discesa a quota 1,25 entro Natale e, quindi, 1,23 entro la primavera 2015. Tutto qui? Non proprio, perchè secondo molti macroeconomisti la caduta continuerà ancora a lungo, nell’arco del 2015 – quando la Fed inizierà a alzare i tassi di interesse, mentre la Bce continuerà ad agire con politiche monetarie opposte – e quindi nel 2016 e, infine, nel 2017, quando tra euro e dollaro dovrebbe esserci la parità: 1 euro contro 1 dollaro.

Ma perchè l’economia europea dovrebbe poter beneficiare in maniera così consistente dal deprezzamento dell’euro? In linea di massima, un debole euro può significare un incremento delle esportazioni e – di contro – un aumento dei costi delle importazioni, che a sua volta dovrebbe trascinare in rialzo i prezzi e, in fondo, l’inflazione. Di qui l’allontanamento dello spettro della deflazione, vero e proprio spauracchio degli economisti europei. Sul fronte dell’export, scendendo i prezzi (in dollari) del commercio estero, si finirebbe con il ridare fiato all’industria italiana.

Attenzione tuttavia a non pensare che le cose siano così semplici. Se infatti il decremento dell’euro nei confronti del dollaro (la valuta unica ha già perso l’8% da inizio anno nei confronti di quella verde) è benefico per l’export verso i mercati a stelle e strisce, bisogna ricordare che gli Usa sono solamente una parte del commercio estero italiano, e che l’euro – nei confronti delle valute adottate dagli altri mercati – si è deprezzato molto di meno (in media, di 4 punti percentuali). In altri termini, altrove il deprezzamento valutario potrebbe risultare ben più difficile…

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